Omertà

Qualche giorno fa ho partecipato ad un bellissimo progetto che ha visto la partecipazione di numerosi studenti delle scuole superiori. In particolare erano futuri geometri. Come ingegnere ho sempre avuto grande stima dei geometri, come anche dei periti industriali! Non so… ma mi sembra che sappiano sempre qualcosa in più di noi ingegneri (parere strettamente personale).

Comunque. Erano futuri geometri dell’ultimo anno di alcune scuole di Napoli e Provincia. Non tutti erano interessati alla materia della sicurezza negli ambienti di lavoro, e non è stato facile renderli partecipi della materia proposta. Ma mi hanno colpito gli interventi di Vittorio e di Saman che hanno qualcosa in comune che vi dirò.

Vittorio ha chiesto quale fosse la prima sensazione che si prova quando accade un incidente sul lavoro. Mi è venuto spontaneo rispondere: l’omertà.
Si, proprio l’omertà dei colleghi di lavoro dell’infortunato. Coloro che non sempre sono collaborativi nella ricerca delle cause e dei responsabili che hanno determinato l’incidente nel suo evolversi. Omertà che nasce dalla paura, dal timore di esporsi o di subire “ritorsioni” dovute a inadempienze normative e contrattuali che potrebbero poi ritorcersi contro i datori di lavoro, con la paura di “perdere” l’impiego.

E alla mia affermazione di omertà, anche gli insegnanti che accompagnavano gli studenti hanno risposto allo stesso modo: anche nell’ambito scolastico, infatti, l’omertà prevale, per “difendere” il compagno di classe piuttosto che per individuare le responsabilità dei singoli.

Saman, probabilmente una ragazza originaria dello Sri Lanka, ha invece chiesto cosa si sarebbe potuto fare per il suo papà, rimasto infilzato con un ferro in una spalla, e che non aveva denunciato l’infortunio.
Omertà: anche stavolta è stata questa la risposta. Omertà che nasce, a mio parere, dalla paura di denunciare il datore di lavoro, da parte di un lavoratore non inquadrato, extracomunitario e chiaramente anche sottopagato. E la cronaca di questi mesi è piena di notizie del genere.

E allora sono andato sulla Treccani ed ho cercato: omertà.

In origine, la consuetudine vigente nella malavita meridionale (mafia, camorra), detta anche legge del silenzio, per cui si doveva mantenere il silenzio sul nome dell’autore di un delitto affinché questi non fosse colpito dalle leggi dello stato, ma soltanto dalla vendetta dell’offeso. Più genericamente, nell’uso odierno, la solidarietà diretta a celare l’identità dell’autore di un reato e, con senso ancora più estens., quella solidarietà che, dettata da interessi pratici o di consorteria (oppure imposta da timore di rappresaglie), consiste nell’astenersi volutamente da accuse, denunce, testimonianze, o anche da qualsiasi giudizio nei confronti di una determinata persona o situazione: tutti sapevano, ma nessuno osò infrangere il muro dell’omertà.

Ed è il “tutti sapevano” che mi fa paura. Che è quello che poi si scopre dopo un incidente.

La materia della sicurezza sul lavoro è molto complessa, per niente semplice, e ha bisogno di certezze per sapere dove intervenire, dove migliorare, dove modificare, come formare, come programmare per eliminare e/o ridurre il numero degli infortuni mortali e non.

E sicuramente l’assenza di verità (e cioè l’omertà) non può essere di aiuto.

Ing. Carmine Piccolo

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